PATOLOGIE
La prostata
Anatomia e funzioni della ghiandola prostatica, focus e quesiti comuni sulle più diffuse patologie: ipertrofia prostatica benigna e tumore della prostata.
Cenni di anatomia
La prostata è una ghiandola che fa parte dell'apparato genitale maschile dei mammiferi. Ha la funzione di produrre ed emettere il liquido seminale, uno dei costituenti dello sperma, che contiene gli elementi necessari a far maturare e a trasportare gli spermatozoi. La prostata dell'uomo può essere palpata mediante esame rettale, essendo collocata circa 5 cm anteriormente al retto e all'ano. La prostata dell'uomo è una ghiandola di forma variabile, nel soggetto normale è piramidale, simile ad una castagna. Ha un diametro trasversale medio di 4 cm alla base, verticalmente è lunga 3 cm e antero-posteriormente circa 2 cm per un peso di 10-20 g nei soggetti normali.
Focus su
Tumore della prostata
Quali sono i sintomi
Questo tumore è generalmente caratterizzato da una crescita molto lenta; nella fase iniziale è frequentemente asintomatico e può quindi restare non diagnosticato per anni.
Progredendo la malattia generalmente compaiono i segni dovuti all'ingrossamento della prostata che, peraltro, non sono differenziabili da quelli sostenuti dall'ipertrofia prostatica benigna: pollachiuria (emissione frequente di piccole quantità di urina); nicturia (necessità, anche molto frequente, di eliminazione dell'urina durante la notte); disuria (emissione di urine accompagnata da dolore); diminuzione della potenza del getto urinario.
Altri sintomi raramente possono essere legati alla progressione locale del tumore: ematospermia (sangue nello sperma), dolore perineale e alterazioni della funzione erettile.
In meno del 10% di pazienti il carcinoma della prostata si manifesta con sintomi legati alla sua disseminazione metastatica quali dolori ossei anche gravi.
Progredendo la malattia generalmente compaiono i segni dovuti all'ingrossamento della prostata che, peraltro, non sono differenziabili da quelli sostenuti dall'ipertrofia prostatica benigna: pollachiuria (emissione frequente di piccole quantità di urina); nicturia (necessità, anche molto frequente, di eliminazione dell'urina durante la notte); disuria (emissione di urine accompagnata da dolore); diminuzione della potenza del getto urinario.
Altri sintomi raramente possono essere legati alla progressione locale del tumore: ematospermia (sangue nello sperma), dolore perineale e alterazioni della funzione erettile.
In meno del 10% di pazienti il carcinoma della prostata si manifesta con sintomi legati alla sua disseminazione metastatica quali dolori ossei anche gravi.
Come effettuare la diagnosi
Le possibilità di guarigione sono legate alla fattibilità di un trattamento locale radicale e, conseguentemente, alle dimensioni ridotte della malattia: importante è quindi la diagnosi precoce.
La diagnosi precoce prevede il dosaggio del PSA e una visita specialistica urologica annualmente a partire dai 50 anni di età.
I soggetti con storia familiare di carcinoma prostatico dovrebbero iniziare i controlli dai 40 anni di età.
Una diagnosi accurata si basa essenzialmente sulle seguenti indagini:
Esplorazione digito-rettale (DRE): rappresenta il primo esame a cui deve sottoporsi il paziente con disturbi riferibili alla prostata. Poiché il carcinoma della prostata origina nella maggior parte dei casi (70%) nella porzione periferica dell'organo, tale esame è di aiuto ma non consente l'individuazione di tumori molto piccoli e allo stadio iniziale. La DRE è di semplice esecuzione, dura solo una decina di secondi, è indolore.
Dosaggio del PSA (Antigene Prostatico Specifico): questa sostanza, prodotta dalla ghiandola prostatica, può essere dosata con un semplice prelievo di sangue. La sua quantità nel sangue tende ad aumentare con l'età, per cui è normale che nell'anziano sia superiore rispetto a quella del giovane. La quantità di PSA nel sangue può aumentare sensibilmente per altre ragioni che non siano il cancro (infezioni delle vie urinarie, ipertrofia prostatica benigna o in seguito a manovre strumentali). Valori di PSA più elevati della norma non sono quindi sinonimo di tumore maligno della prostata. Attualmente, il dosaggio del PSA nel sangue può consentire una diagnosi precoce approssimativamente nel 70-80% dei tumori prostatici quando la malattia è ancora confinata alla ghiandola. Correntemente, il valore di 4,0 nanogrammi per millilitro di PSA nel siero è ritenuto il valore massimo normale; però, quando esistono fattori di rischio quali la familiarità, anche per valori di PSA più bassi di 4,0 nanogrammi per millilitro, si impone maggiore attenzione. Il risultato del PSA potrebbe essere alterato anche da condizioni che determinano un massaggio della prostata, come andare in bicicletta, sottoporsi ad una visita o a una ecografia, avere rapporti sessuali. In questi casi, quindi, è meglio rimandare di tre giorni il prelievo per il PSA.
Agobiopsia prostatica: l'ecografia consente inoltre di guidare all'interno della prostata un sottilissimo ago per eseguire biopsie multiple di ogni nodulo palpabile o di ottenere una mappatura completa della ghiandola prostatica mediante prelievi in più punti.
La diagnosi precoce prevede il dosaggio del PSA e una visita specialistica urologica annualmente a partire dai 50 anni di età.
I soggetti con storia familiare di carcinoma prostatico dovrebbero iniziare i controlli dai 40 anni di età.
Una diagnosi accurata si basa essenzialmente sulle seguenti indagini:
Esplorazione digito-rettale (DRE): rappresenta il primo esame a cui deve sottoporsi il paziente con disturbi riferibili alla prostata. Poiché il carcinoma della prostata origina nella maggior parte dei casi (70%) nella porzione periferica dell'organo, tale esame è di aiuto ma non consente l'individuazione di tumori molto piccoli e allo stadio iniziale. La DRE è di semplice esecuzione, dura solo una decina di secondi, è indolore.
Dosaggio del PSA (Antigene Prostatico Specifico): questa sostanza, prodotta dalla ghiandola prostatica, può essere dosata con un semplice prelievo di sangue. La sua quantità nel sangue tende ad aumentare con l'età, per cui è normale che nell'anziano sia superiore rispetto a quella del giovane. La quantità di PSA nel sangue può aumentare sensibilmente per altre ragioni che non siano il cancro (infezioni delle vie urinarie, ipertrofia prostatica benigna o in seguito a manovre strumentali). Valori di PSA più elevati della norma non sono quindi sinonimo di tumore maligno della prostata. Attualmente, il dosaggio del PSA nel sangue può consentire una diagnosi precoce approssimativamente nel 70-80% dei tumori prostatici quando la malattia è ancora confinata alla ghiandola. Correntemente, il valore di 4,0 nanogrammi per millilitro di PSA nel siero è ritenuto il valore massimo normale; però, quando esistono fattori di rischio quali la familiarità, anche per valori di PSA più bassi di 4,0 nanogrammi per millilitro, si impone maggiore attenzione. Il risultato del PSA potrebbe essere alterato anche da condizioni che determinano un massaggio della prostata, come andare in bicicletta, sottoporsi ad una visita o a una ecografia, avere rapporti sessuali. In questi casi, quindi, è meglio rimandare di tre giorni il prelievo per il PSA.
Agobiopsia prostatica: l'ecografia consente inoltre di guidare all'interno della prostata un sottilissimo ago per eseguire biopsie multiple di ogni nodulo palpabile o di ottenere una mappatura completa della ghiandola prostatica mediante prelievi in più punti.
Come intervenire
Chirurgia robotica
Focus su
Ipertrofia prostatica benigna
Note di patologia
L'ipertrofia prostatica benigna conosciuta anche come iperplasia o adenoma prostatico è una condizione caratterizzata dall'aumento di volume della ghiandola prostatica. Inizia con lo sviluppo di noduli microscopici di tessuto esuberante, che col passare degli anni, aumentando in numero e dimensioni, comprimono e distorcono l'uretra prostatica producendo un'ostruzione che ostacola la fuoriuscita dell'urina. Nel mondo occidentale colpisce il 5-10% degli uomini di 40 anni di età, e fino all'80% degli uomini tra 70 e 80 anni.
A livello microscopico, l'ipertrofia può essere notata nelle cellule prostatiche della maggior parte degli uomini anziani, particolarmente dopo i 70 anni, in tutto il mondo.
Il grado dei sintomi significativi della patologia varia notevolmente in funzione dello stile di vita del paziente. Gli uomini che conducono uno stile di vita di tipo occidentale, hanno una maggiore incidenza nella sintomatologia rispetto a chi conduce una vita tradizionale e più rurale.
Sebbene possa esistere in tali soggetti un aumento del rischio di carcinoma prostatico, ipertrofia e carcinoma non sono correlati e si impiantano su zone diverse della prostata: mentre l'ipertrofia colpisce prevalentemente le zone centrali, il carcinoma è di pertinenza prevalentemente della zona periferica.
L'ipertrofia prostatica benigna conosciuta anche come iperplasia o adenoma prostatico è una condizione caratterizzata dall'aumento di volume della ghiandola prostatica. Inizia con lo sviluppo di noduli microscopici di tessuto esuberante, che col passare degli anni, aumentando in numero e dimensioni, comprimono e distorcono l'uretra prostatica producendo un'ostruzione che ostacola la fuoriuscita dell'urina. Nel mondo occidentale colpisce il 5-10% degli uomini di 40 anni di età, e fino all'80% degli uomini tra 70 e 80 anni.
A livello microscopico, l'ipertrofia può essere notata nelle cellule prostatiche della maggior parte degli uomini anziani, particolarmente dopo i 70 anni, in tutto il mondo.
Il grado dei sintomi significativi della patologia varia notevolmente in funzione dello stile di vita del paziente. Gli uomini che conducono uno stile di vita di tipo occidentale, hanno una maggiore incidenza nella sintomatologia rispetto a chi conduce una vita tradizionale e più rurale.
Sebbene possa esistere in tali soggetti un aumento del rischio di carcinoma prostatico, ipertrofia e carcinoma non sono correlati e si impiantano su zone diverse della prostata: mentre l'ipertrofia colpisce prevalentemente le zone centrali, il carcinoma è di pertinenza prevalentemente della zona periferica.
Quali sono i sintomi
Le manifestazioni cliniche non sono correlate con le dimensioni della ghiandola: una prostata piccola può provocare sintomi ostruttivi molto più gravi di una prostata dalle dimensioni maggiori.
La sintomatologia deriva infatti dalla somma di due componenti: quella statica o ostruttiva, determinata dalla massa della ghiandola, e quella dinamica, dovuta al tono della muscolatura del collo vescicale, della prostata e della sua capsula.
I sintomi sono di due tipi: quelli urinari di tipo ostruttivo, e quelli di tipo irritativo. Fra gli ostruttivi si ricordano la difficoltà a cominciare la minzione, l'intermittenza di emissione del flusso, l'incompleto svuotamento della vescica, il flusso urinario debole e lo sforzo nella minzione.
Fra i sintomi irritativi si annoverano la frequenza nell'urinare (pollachiuria), la nicturia, cioè un aumentato bisogno durante la notte, l'urgenza minzionale (la necessità impellente di svuotare la vescica) e il bruciore a urinare.
L'IPB può essere una patologia progressiva, specialmente se non viene curata. L'incompleto svuotamento della vescica può portare all'accumulo di batteri aumentando i rischi di uretriti e anche alla formazione di calcoli dovuti alla cristallizzazione di sali nel residuo post-minzionale.
La ritenzione urinaria, acuta o cronica, è un'altra forma di progressione della patologia.
La ritenzione urinaria acuta è l'incapacità a vuotare completamente la vescica, mentre quella cronica vede il progressivo aumentare del residuo e della distensione della muscolatura della vescica. Chi soffre di ritenzione urinaria cronica, può andare incontro a una patologia di compromissione renale detta uropatia ostruttiva.
La sintomatologia deriva infatti dalla somma di due componenti: quella statica o ostruttiva, determinata dalla massa della ghiandola, e quella dinamica, dovuta al tono della muscolatura del collo vescicale, della prostata e della sua capsula.
I sintomi sono di due tipi: quelli urinari di tipo ostruttivo, e quelli di tipo irritativo. Fra gli ostruttivi si ricordano la difficoltà a cominciare la minzione, l'intermittenza di emissione del flusso, l'incompleto svuotamento della vescica, il flusso urinario debole e lo sforzo nella minzione.
Fra i sintomi irritativi si annoverano la frequenza nell'urinare (pollachiuria), la nicturia, cioè un aumentato bisogno durante la notte, l'urgenza minzionale (la necessità impellente di svuotare la vescica) e il bruciore a urinare.
L'IPB può essere una patologia progressiva, specialmente se non viene curata. L'incompleto svuotamento della vescica può portare all'accumulo di batteri aumentando i rischi di uretriti e anche alla formazione di calcoli dovuti alla cristallizzazione di sali nel residuo post-minzionale.
La ritenzione urinaria, acuta o cronica, è un'altra forma di progressione della patologia.
La ritenzione urinaria acuta è l'incapacità a vuotare completamente la vescica, mentre quella cronica vede il progressivo aumentare del residuo e della distensione della muscolatura della vescica. Chi soffre di ritenzione urinaria cronica, può andare incontro a una patologia di compromissione renale detta uropatia ostruttiva.
Come effettuare la diagnosi
L'esplorazione rettale, (palpazione della prostata attraverso il retto), può rivelare un marcato ingrossamento della ghiandola e un aumento della sua consistenza. Maggiore precisione al fine della valutazione del volume prostatico è dato dall'ecografia sovrapubica.
L'uroflussimetria è un esame molto semplice volto a identificare alterazioni funzionali dello svuotamento vescicale.
L'uroflussimetria è un esame molto semplice volto a identificare alterazioni funzionali dello svuotamento vescicale.
Come intervenire
Resezione endoscopica transuretrale (TURP)
Adenomectomia chirurgica tradizionale
Adenomectomia chirurgica tradizionale
Chirurgia laser
Approfondimenti
Le domande frequenti
Tumore della prostata
Esistono farmaci o alimenti che prevengono il cancro della prostata?
+
Un'alimentazione equilibrata, povera di grassi e ricca di frutta e verdura (soprattutto ortaggi gialli, pomodori e peperoni dotati di proprietà antiossidanti, sostanze ricche di vitamina A, D, E e il selenio) sembrano essere utili nel ridurre il rischio di malattia.
Quali sono i fattori di rischio del tumore della prostata?
+
I fattori di rischio identificati del cancro prostatico sono sostanzialmente tre: l'età, la razza e soprattutto l'ereditarietà. E' risaputo infatti che l'incidenza del tumore della prostata aumenta con l'aumentare dell'eta e che gli afroamericani hanno un incidenza superiore rispetto alla razza caucasica. Certamente l'ereditarietà attualmente rappresenta il fattore di rischio più conosciuto. Gli uomini con familiari di primo grado affetti dalla neoplasia hanno un rischio doppio rispetto alla popolazione di controllo di sviluppare il cancro prostatico.
A che età è utile dosare il PSA?
+
Essendo un tumore correlato con l'età si consiglia di iniziare a dosare annualmente il PSA dopo i 50 anni. È opinione diffusa che chi ha una familiarità per questa neoplasia dovrebbe, entro i 45 anni, eseguire il dosaggio del PSA.
Il dosaggio del PSA è sufficiente per eseguire una diagnosi di carcinoma prostatico?
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La diagnosi di certezza del tumore prostatico è attualmente basata esclusivamente sulla positività alla biopsia prostatica. Il Psa è un marcatore poco sensibile se usato univocamente. Il suo valore in assoluto è influenzato da diversi parametri (età, stato infiammatorio IPB) e mai consente di fare diagnosi. La visita, insieme all'esperienza del medico e all'uso di tecniche diagnostiche nuove come la risonanza magnetica multiparametrica sono elementi imprenscindibili per la diagnosi del tumore prostatico.
Ipertrofia prostatica benigna
Si possono prevenire i sintomi della ipertrofia prostatica benigna?
+
I sintomi dell'ipertrofia prostatica sono legati all'aumentare del volume della ghiandola e al grado di ostruzione allo svuotamento vescicale. Attualmente è opinione comune che uno stile di vita regolare, una dieta di buona qualità e l'abitudine a praticare un'attività sportiva giochino un ruolo molto importante, se non nel prevenire quanto nel migliorare i sintomi legati alla ipertrofia prostatica benigna, in particolare la nicturia.
Quando e perché iniziare una terapia medica?
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L'inizio della terapia medica è consigliata quando i sintomi sono avvertiti dal paziente come un disagio che altera la qualità della vita.
Quando eseguire l'intervento chirurgico?
+
L'intervento chirurgico è consigliato in modo assoluto in caso di ritenzione acuta d'urina e cateterismo vescicale, in ogni caso di calcolosi e diverticolo vescicale, ematuria, infezioni ricorrenti e di fallimento della terapia medica. Grazie all'esistenza di tecniche mini invasive il paziente a rischio di progressione di malattia può decidere di sottoporsi all'intervento come alternativa alla terapia medica.
Chi è affetto da ipertrofia sviluppa più facilmente il tumore della prostata?
+
Non esiste una solida correlazione scientifica tra cancro prostatico e ipertrofia prostatica benigna.
Le principali patologie andrologiche curate e trattate
Elenco completo delle patologie di competenza del Dottor Salvaggio non presenti in questo sito
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